Per fini utilitaristici, per il piacere di comandare o per il semplice gusto di ascoltare la propria voce, alcuni insegnano in poco tempo tutto ciò che conoscono. In alcuni casi, esaurite le proprie cognizioni, per il timore di perdere allievi si comincia ad esporre teorie delle quali si ha una comprensione relativa e superficiale. Altri, approfittando dell’ignoranza degli allievi, inventano, altri ancora approfittano del tempo della lezione per praticare, studiare e provare tecniche, dimenticando il rapporto che dovrebbe unirlo agli allievi, contravvenendo così a uno degli aspetti fondamentali insiti nell’insegnamento “insegnare con rispetto e attenzione”. C’è un aspetto da tenere sempre in considerazione: ogni essere ha un suo destino personale che va rispettato perché diverso dal nostro. Ogni attività volta all’armonizzazione dell’essere deve consentire all’allievo di realizzare il proprio percorso, perché le esperienze, i vissuti, i traumi, l’educazione, l’ambiente che hanno formato la personalità dell’allievo sono diversi da quelli che hanno formato quella dell’insegnante, quindi non può dire come si debba vivere. Egli può solo aiutare a trovare l’intuizione, la percezione, che sveglierà e che “ricondurrà a casa”, all’intima essenza del proprio essere. La funzione dell’insegnante è semplicemente quella di indicare la via… con amorevole cura, senza forzature né costrizioni: essere, con il suo comportamento, lo specchio che riflette le aspirazioni più nobili dell’apprendista ricercatore.