“conoscere” e “usare” il corpo per trasformare la coscienza
In questi ultimi trent’anni, ascoltando l’animo ed i pensieri dell’essere umano, ho imparato, e sto ancora imparando, a riconoscere, osservando la forma e le differenze di colore, consistenza, temperatura, odore, postura, di cosa hanno bisogno questi corpi e che cosa chiedono a gran voce, con un linguaggio al quale siamo purtroppo diventati molto, molto sordi.
I corpi gridano spesso, come le piante e le cose, nella indifferenza generale… e nel loro grido si può sentire la voce dell’anima, che cerca di vivere. L’anima vuole farsi strada attraverso i nostri corpi, in modo che diventino dei templi puliti e luminosi, degli strumenti perfetti di espressione. Ma attaccati alle nostre membra ci sono anni di errori, rinunce, indulgenze, incomprensioni, paure, pigrizie, chiusure, egoismi. Tutta una quantità di scorie fisiche e psichiche che si sedimentano nella nostra carne.
Non tutti sanno che dentro di noi c’é un meccanismo di mantenimento della forma e della mobilità fisica, tanto prezioso quanto umile e poco conosciuto. Esso si chiama ‘fascia’: un tessuto diffuso in tutto l’organismo che avvolge, separa, nutre, compatta e sostiene ogni parte del corpo.
Quando siamo affetti da uno squilibrio di qualsiasi genere (fisico, mentale, emozionale o spirituale), questo si manifesta sul piano somatico con una modificazione della postura. Tanto che osservando con occhi attenti come si muove una persona, possiamo percepire che cosa gli sta succedendo dentro.
Ogni cambiamento posturale, che persista nel tempo od abbia una certa intensità, si trasmette alla fascia, la quale mette in atto processi chimici di densificazione per sostenere il maggiore stress. Essa pare comportarsi perciò, in quel sofisticato computer che é l’essere umano, come una memoria che sfrutta la percezione del movimento in ogni parte del corpo.
In effetti quando si restituisce fluidità alla fascia, essa libera memorie, vissuti, emozioni, pensieri bloccati. Non si tratta perciò di un lavoro fisico nel senso comune del termine, ma di lavoro sulla coscienza, che, per essere efficace e non dannoso, presuppone, da parte di chi lo propone, una consapevolezza dei diversi piani dell’essere nonché la capacità di accompagnare attraverso di essi.
Graziella Pesoni